Politica

L'Associazione Culturale Politica "Ponte di Mezzo" intende affrontare la "POLITICA" in maniera costruttiva, nella sua accezione più vasta, su basi culturali specifiche, rifuggendo da facili controversie e superficiali comportamenti, con una dialettica formativa e propositiva, conformandosi alle regole della una buona etica e della moralità.

POLITICA

Tratto dal “Dizionario di Filosofia” TRECCANI

"Attività pratica relativa all’organizzazione e amministrazione della vita pubblica; arte del governo.


Dai diversi ambiti nei quali la vita pubblica si sviluppa derivano le specifiche determinazioni che la politica acquista.


L’etimo della parola, e la sua stessa struttura, racchiudono il significato della politica. e mostrano il segno dell’ambito cui essa specificamente afferisce: la sfera pubblica e comune.


Politica. deriva dall’aggettivo greco πολιτικός (politikós), a sua volta derivato da πόλις (pólis), città.


Era il termine in uso per designare ciò che appartiene alla dimensione della vita comune, dunque allo Stato (πόλις) e al cittadino (πολίτης - polítes).


Centro e insieme oggetto della politica è la πόλις, la vita nella città e della città; τά πολιτικά (ta politiká) è l’espressione che indica, in generale, le questioni politiche.


Quasi tutte le espressioni in uso per designare le questioni pubbliche, il governo, l’amministrazione, il sistema politico sono derivate da πόλις.


La città è il luogo dei «molti» (οἵ πολλοί – oï polloi), è anche il luogo che fa di tali molti un insieme, una «comunità» (κοινωνία - koinonía).


Non stupisce allora che la parola πολιτικός («politico») e la parola πόλις («città») condividano la medesima radice πολ della parola che dice «i molti» (οἵ πολλοί)."



SANITA' ITALIANA

Affrontiamo, qui di seguito e sul piano politico, l’impatto sociale dell’attuale situazione della sanità italiana


Premesso il nostro sostegno e riconoscimento verso tutti gli operatori del settore sanitario italiano, medici, infermieri e tutti coloro che hanno contribuito in prima persona a contrastare la crisi sanitaria e che hanno operato spesso in carenza dei necessari presidi sanitari di protezione, dobbiamo constatare che dopo più di 12 mesi di pandemia siamo ancora a dover affrontare, le esigenze connesse, nelle stesse condizioni operative.


Al di là delle iniziative dettate ed adottate d’urgenza nei primi mesi di contagio, sembra che nulla sia stato fatto per correggere o riempire i vuoti delle strutture sanitarie pubbliche ridotte a meno della metà degli organici e dell’accoglienza necessarie.


Non è stato fatto né deciso nulla in merito all’organico del personale, dei posti letto, delle strumentazioni mediche e tanto meno il recupero di infrastrutture ospedaliere abbandonate ed inutilizzate in tutta la penisola!


Ma quello che più sgomenta in ambito sociale e politico, è che nessuno ha chiesto spiegazioni a coloro che, con incarico di dirigere un Governo, hanno fatto a suo tempo tagli illogici e dannosi alla sanità italiana.


Val bene qui ricordare coloro che si sono adoperati per creare un disastro strutturale ad un settore fondamentale Costituzionale:

Governo Monti: tagli per2,6 miliardi di euro; Governo Letta: tagli per 13,8 miliardi di euro; Governo Renzi tagli per 12,6 miliardi di euro; Governo Gentiloni: tagli per 7,1 miliardi di euro.


E non solo, dobbiamo anche assistere al ritorno sulla scena politica proprio di quei signori che nel tempo del loro mandato di Governo hanno agito a danno della salute pubblica.


Purtroppo è la stessa società che oggi, pur succube delle conseguenze delle loro azioni, ne accetta il ritorno sulla scena politica/sociale.


Eppure quei cittadini che approvano tale ritorno sono gli stessi che ogni giorno si lamentano e si trovano in difficoltà a fronte di lunghe attese per qualsiasi intervento di natura sanitaria, che non trovano accoglienza nelle strutture ospedaliere, che sono costretti a rivolgersi a strutture private o ad attendere che la loro salute non peggiori drammaticamente.


Non a caso, da quando si è dirottata quasi esclusivamente l’attenzione sulla pandemia da SarsCov2, sono nettamente incrementate le situazioni critiche di tutte le patologie e purtroppo i decessi connessi, specialmente tumori ed infarti.


Forse sarebbe bene che il cittadino, contribuente, elettore ed utente, cominciasse a pensare ad un cambio gestionale e ad altri soggetti che abbiano a cuore l’interesse pubblico.


AEROPORTO DI PISA

Un intervento a favore del personale dell'Aeroporto Internazionale Galileo Galilei

Comunicato stampa, alla cittadinanza

Sabato 13 marzo 2021, i lavoratori del settore Handling dell'Aeroporto Internazionale Galileo Galilei hanno manifestato contro la decisione di Toscana Aeroporti di vendere, a non meglio definite entità, il settore di loro competenza. La loro preoccupazione in merito a questa transazione è dettata dalla probabile conseguenza della perdita del proprio lavoro per decine di persone, col coinvolgimento delle loro famiglie.

Tutto nasce anni fa dalla scellerata scelta della fusione con Aeroporti di Firenze.

Scelta avallata dall'allora Giunta Filippeschi e condivisa, eccetto qualche singola voce, dai partiti rappresentati in consiglio comunale.

Tali partiti anche stamani si sono ben guardati da dare un segno di solidarietà e conforto a quei lavoratori dimostrando, qualora ce ne fosse bisogno ulteriore, la loro sottomissione a cosa si decide a Firenze ed a scapito della nostra città!

L'Associazione "Ponte di Mezzo" assieme a Orgoglio Partite IVA ed agli Amici di Pisa invece, e come sempre, erano al fianco di questi cittadini e lavoratori.

Lo erano stamani e lo saranno in futuro fino a che questa farsa e questo tentativo di scippare il nostro aeroporto non avrà fine.

Ed il fine che dovrà avere è quello di annullare la scellerata fusione e riacquistare il ruolo che il Galilei si merita, l'unico grande HUB aeroportuale toscano, nazionale ed internazionale.

A questo vorremmo aggiungere la grave crisi che attanaglia le attività commerciali all'interno, oramai per lo più chiuse e con i dipendenti lasciati in mezzo ad una strada.

Certo che la gestione nazionale del CovId 19 ha avuto il suo ruolo, non siamo certo noi a disconoscerlo, ma è vero anche che nessuno ha mosso un dito per dare un minimo di ristoro e dignità a questi nostri concittadini.

Semplicemente una vergogna.

Nel nostro piccolo che, anche grazie a tutti coloro che condivideranno il nostro impegno, può divenire grande, saremo sempre al fianco di quanto discriminati.

Per questo ci permettiamo di rivolgere un grande biasimo alle altre forze politiche, nessuna esclusa, che sguazzano nel loro totale e servile silenzio.

SOVRANITA’ POPOLARE

o Riflessioni per un’Italia del post-pandemia

In questo periodo così particolare della storia italiana e mondiale, mi ritrovo, come molti probabilmente, a riflettere sulla situazione politica e sociale attuale, da una parte forse perché ho più tempo libero , dall’altra perché sembra che i problemi e le situazioni critiche che esistevano anche prima, siano ora più evidenti.

Ho vissuto quasi 10 anni all’estero, altrove in Europa e da qualche tempo sono tornata a vivere in Italia; “altrove” ho trovato un’organizzazione politica e sociale diversa e di fatto ho conosciuto una migliore qualità di vita; pur essendo italiana, ho quindi uno sguardo un po’ esterno sull’Italia e sugli Italiani.

Ecco le mie riflessioni e le mie impressioni.

La prima impressione che ho avuto tornando nel mio paese, è stata che gli Italiani sono ormai un popolo di depressi e che come tutti i depressi, si lamentano continuamente.

La seconda impressione è che siano ormai rassegnati a vivere da depressi e che non facciano nulla per cambiare quello che non funziona e che giustamente li rende depressi.

Terza impressione: che si siano scordati che vivono in una repubblica democratica occidentale dove (in teoria) il popolo è sovrano e padrone.

In Italia infatti, tutti sanno che le cose non funzionano molto bene, anche perché, se pur qualcuno non lo sapesse o non lo pensasse, se lo sentirebbe comunque ripetere continuamente, sui giornali, in televisione, sulla rete, sui social; sembra infatti che gli Italiani siano sempre gli ultimi in tutte le classifiche e le lamentele sulla situazione italiana attuale sono il ritornello di tantissime conversazioni quotidiane.

In Inghilterra, quando non si sa di cosa parlare, si parla del tempo; nel nostro paese invece, si parla di quanto tutto funzioni male e di quanto il nostro governo sia incapace e corrotto. La conclusione di queste conversazioni è sempre invariabile: si allargano le braccia e si dice “E’ così, che dobbiamo fare”, come se tutta questa situazione di malfunzionamento e di malcostume politico non fosse in alcun modo risolvibile e fossimo tutti destinati a sopportare.

Ora, ci sono probabilmente ragioni storiche alla base di questo tipo di atteggiamento e a questo stato di cose: l’Italia è una repubblica giovane ed è stata per secoli invasa e sottomessa da popoli stranieri.

Mi dico che è forse per questo che gli Italiani hanno sviluppato una mentalità da sudditi e come tali si comportano: zitti, a testa bassa, sopportano, accettano tutto e quando possono gliela fanno dietro al potere di turno. Come degli schiavi liberati da poco, non si sono può darsi ancora abituati all’idea che i padroni ora sono loro, che possono esprimersi liberamente e cambiare le cose a loro vantaggio.

Sembra infatti che gli Italiani si siano dimenticati che hanno la grandissima fortuna di vivere in una democrazia e tutti noi sappiamo, perché ce lo insegnano a scuola, che il termine “democrazia” deriva dalle parole greche “demos” che significa “popolo” e “cratos” che significa “potere”, il che vuol dire, a livello etimologico, che la parola democrazia significa letteralmente “governo del popolo”.

E se andiamo sul nostro ormai irrinunciabile Wikipedia, leggiamo che la democrazia è un sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo. Ecco, secondo me, questo, il popolo italiano se lo è completamente scordato.

Quello che voglio dire è che nel nostro paese i padroni (sempre in teoria) siamo noi e il governo e la classe politica altro non sono che gli amministratori dei nostri beni, ai quali noi stessi abbiamo affidato questo incarico.

Capite quindi che viviamo quotidianamente una situazione che definirei paradossale: siamo di fatto diventati i sudditi dei nostri amministratori, che gestiscono e amministrano i nostri beni e le nostre ricchezze a loro vantaggio, lasciandoci soltanto le briciole e noi lo sappiamo, ma lasciamo fare.

Nelle nostre conversazioni quotidiane infatti, stiamo sempre a pestare e imprecare contro il governo di turno e lo additiamo come unico colpevole, mentre a me sembra che i veri colpevoli in realtà siamo noi tutti cittadini, proprio perché sappiamo e non facciamo nulla.

Ora quel che io mi chiedo è: perché non facciamo niente? Perché non reagiamo? Perché lasciamo fare?

L’idea che mi sono fatta è che da una parte siamo ormai completamente rammolliti da decenni di benessere economico e dall’altra che ci lasciamo completamente abbindolare dai futili passatempi che i nostri amministratori hanno ben cura di procurarci, perché, come già sapevano gli antichi Romani, per amministrare un popolo a proprio piacimento servono “panem et circenses”, cioè cibo e divertimento di basso livello; con la pancia piena e la mente distratta e instupidita da attività che solleticano i loro istinti più primitivi, la popolazione non si occupa infatti della vita politica e gli amministratori possono fare quello che vogliono e state certi che non faranno gli interessi del popolo, bensì i loro e chi non lo farebbe?

Io sinceramente, se fossi al posto loro, farei la stessa cosa: se io fossi l’amministratore dei beni di una persona ricchissima, che mi delega completamente la cura dei suoi affari, che non controlla mai cosa faccio, che non si occupa di sapere come amministro i suoi beni e che, se anche scopre che sono disonesto e che sottraggo ricchezze per il mio vantaggio personale, della mia famiglia e dei miei amici, non reagisce veramente, limitandosi a borbottare qualche alla fine innocua lamentela riguardo al mio operato, io farei esattamente quello che fanno i nostri attuali amministratori e cioè continuerei a gestire i suoi beni per il mio tornaconto personale. E’ ovvio.

Quindi, a conclusione di questa rapida analisi, dato che un’idea nella quale credo fortemente è che le chiacchiere stanno a zero e che, come ha ben detto Aurelien Barrau, un fisico, filosofo ed ecologista francese in una conferenza sull’ecologia e cioè che parlare di ecologia non risolve le emergenze ecologiche attuali, io direi che è ora di agire e di smettere di parlare soltanto. Parlare dei problemi del nostro paese e lamentarsene non serve a nulla se poi di fatto non facciamo nulla. Ne consegue che delle due, una: o smettiamo di lamentarci e accettiamo lo statu quo o ci lamentiamo, il che vuol dire che non ci sta bene e di conseguenza agiamo.

Spesso però, parlando con le persone, mi sembra che il come fare in concreto per agire e per cambiare lo stato attuale delle cose, appaia come un problema insormontabile, come se non si vedesse una soluzione di fronte a problemi così importanti e così radicati.

E questo è vero, perché indubbiamente i problemi ci sono e sono importanti e radicati , ma se noi crediamo nel fatto che sia possibile risolverli e ci impegniamo tutti in prima persona, secondo me si possono risolvere o comunque si può migliorare molto la situazione.

Il primo passo da fare per cambiare le cose è prima di tutto credere nel fatto che il cambiamento sia possibile e che una società diversa dove potremmo vivere meglio possa esistere e poi il secondo e più importante è diventare cittadini attivi, che hanno a cuore la “res publica”, che partecipano e contribuiscono in prima persona al suo buon funzionamento.

E’ infatti secondo me necessario spendere un po’ del nostro tempo per lavorare tutti insieme al buon funzionamento del nostro paese, protestando attivamente quando qualcosa non va; esigendo fermamente (e non chiedendo per favore), la soluzione a problemi che sono sotto gli occhi di tutti; muovendoci in prima persona, che tanto le firme alle petizioni su Internet non servono a nulla, troppo facile, ci piacerebbe, ma non è così che si cambia qualcosa; mettendo al servizio della comunità le nostre competenze e un po’ del nostro tempo libero; istruendoci, informandoci, migliorandoci; avendo cura del nostro territorio; esercitando un controllo continuo sull’operato dei nostri amministratori, perché sappiamo bene che l’occasione rende l’uomo ladro.

Le cose cambiano quando ci schiodiamo dai nostri divani, quando con la testa alta e le spalle dritte da cittadini consapevoli dei loro diritti, agiamo tutti insieme e non nel nome di una qualsivoglia ideologia politica, che tanto ormai abbiamo constatato che le ideologie politiche che difendono valori e interessi di questa o di quest’altra categoria hanno fallito; l’obiettivo che ci guida deve essere ciò che è oggettivamente giusto per la società e non soltanto per noi, perché in una società più giusta staremo meglio tutti.

Il popolo spesso non è potente, ma è numeroso, molto numeroso, ed è questa la sua forza.

Non è necessario affrontare subito problemi grandi e complessi, cominciamo invece con i piccoli malfunzionamenti con i quali ci scontriamo quotidianamente e di fronte ai quali siamo abituati ad allargare le braccia e a dire “Che ci vuoi fare, è così”. Sempre perché penso che se uno si lamenta e parla, poi deve anche agire o almeno fare proposte concrete, io propongo di creare dei gruppi di cittadini, divisi per quartiere, categoria o interessi particolari che agiscono insieme, perché spesso non è inevitabile che sia così, se noi ci crediamo e ci impegniamo, può esser diverso.

Certo, oltre a far valere i propri diritti, bisogna anche abituarsi ad adempiere onestamente ai propri doveri e a rispettare le regole, senza fare i furbi per il proprio tornaconto personale, sennò non vale. Mi chiedo infatti a volte se a un governo corrotto non corrisponda un popolo “furbo” che in fondo trova un vantaggio in una situazione politica e sociale non sempre limpida.

Insomma, per concludere: non c’è alcun motivo reale per il quale l’Italia sia sempre in fondo alle classifiche, perché è un paese semplicemente perfetto: ricco, rigoglioso e famoso in tutto il mondo, a cui non manca proprio nulla.

Mi direte che sono una sognatrice idealista e io vi rispondo che può darsi, ma che se andiamo a vedere indietro nel tempo, sono proprio i sognatori, gli idealisti, i visionari e i coraggiosi che hanno cambiato le cose.

Io penso che l’Italia potrebbe essere un paese tra i primi in tutte le classifiche, con un’alta qualità della vita, se solo ognuno di noi ci credesse e si impegnasse in questa direzione.

E già me li immagino gli svedesi e i norvegesi con i ghiaccioli sulle loro barbe da vichinghi e la pelle pallida di gente che di sole non ne vede molto, premere ai nostri confini gridando “Anch’io, anch’io! Voglio venire anch’io”!

Cosa ne faremo poi di tutti questi nordici che vogliono venire a vivere nel nostro fantastico e meraviglioso paese ? Boh, vedremo quando sarà il momento!

Ora diamoci da fare.

Alessia Leone


CHIUSURE E PENSIONI


Il periodo che stiamo attraversando sembra pervaso da isteriche contradizioni rimanendo allibiti che i “politicanti” di governo perdano tempo in insulse diatribe relative al coprifuoco!

Non vediamo altro motivo se non quello di voler distogliere l’attenzione, dei più, dalle reali emergenze.

Vi sono realtà critiche che ormai coinvolgono la stragrande maggioranza dei cittadini che, dopo un anno di restrizioni e di assenza di lavoro (non per colpa loro) non riescono più a sostenere la famiglia.

La disperazione si sta sostituendo alla speranza, all’angoscia di non vedere un futuro, ma nemmeno di vedere un minimo di decenza da parte di chi dovrebbe tutelare primariamente quel lavoro che porta al benessere dei cittadini!

A questo si aggiunge un atteggiamento discriminatorio vergognoso, quasi razzista, nei confronti dei commercianti, artigiani, ristoratori, operatori turistici, sportivi, e tutti coloro che sono stati bloccati nelle loro attività.

Ormai tutti allo stremo si sentono abbandonati e presi in giro.

Ma la presa in giro è sostenuta anche dell’illusoria propaganda che i preparati vaccinici siano la panacea per tornare alla regolare libertà in tempi brevi.

In tutta questa bolgia di isterismo collettivo, si inserisce l’aspetto che ancora sopravvive e concede una minima sopravvivenza anche ai giovani ed alle famiglie disoccupate:

“LA PENSIONE DEI NONNI”!!!

Forse i nostri “politicanti” di Governo, comodi nelle loro poltrone e sostenuti da principeschi stipendi, prebende e vitalizzi, non si rendono conto o non vogliono rendersi conto, che l’economia attuale delle giovani famiglie è sostenuta dai genitori e dai nonni con le loro pensioni: pensioni che, pur consentendo un minimo di risorsa all’economia disastrata, vengono continuamente penalizzate e sottovalutate.

Ogni volta che c’è una crisi, sono le pensioni ad essere tartassate!

Mai che i nostri parlamentari si ritocchino i principeschi stipendi e vitalizi a favore dei più deboli contribuendo così, anche loro, alla ripartenza della Nazione!