Lingue straniere

Introduzione al Giapponese

Il giapponese è senza dubbio una delle lingue straniere più affascinanti, ma anche una delle più complicate da apprendere (perlomeno per noi italiani, poiché il giapponese è molto distante dalla nostra lingua madre). Oltre alla difficoltà insita nella lingua (dovuta quindi alla diversa scrittura, alla grammatica, alla struttura della frase ecc.), sembra inoltre che il giapponese sia la lingua più “veloce” del mondo, con ben 7.84 sillabe al secondo. Nonostante tutto, però, vale la pena di approcciarsi allo studio di questa lingua, per poter apprezzare non solo i meccanismi particolari della lingua in sé, ma anche la cultura e le tradizioni giapponesi. Vediamo quindi alcuni aspetti fondamentali.

Il giapponese presenta tre diversi “alfabeti”: hiragana, katakana, kanji. I primi due (detti complessivamente kana) sono composti da sillabe precise, mentre i kanji non hanno una lettura univoca (anzi, è normale che un kanji possieda diverse pronunce possibili) e rappresentano un certo significato, un concetto. Questi tre alfabeti vengono usati correntemente, molto spesso anche in una stessa frase. Per esempio:

レストランきます

In questa frase (“io vado al ristorante”), in rosso sono riportati i kanji, in verde i caratteri in hiragana, in blu i caratteri in katakana. Utilizzando i caratteri latini, la frase risulterebbe: “watashi wa resutoran he ikimasu”. Questo sistema di scrittura, utilizzato per riportare la pronuncia giapponese in caratteri latini, viene detto rōmaji.

Lo hiragana è composto da 46 sillabe. Viene usato per inserire particelle, terminazioni e parole non usate come kanji. Inoltre, può essere usato sopra i kanji per esplicitarne la pronuncia, come nel seguente esempio:

Questo tipo di scrittura prende il nome di furigana.

Il katakana è composto da 46 sillabe, esattamente come lo hiragana. Viene usato per riportare parole straniere, come la parola “ristorante” nell’esempio precedente (レストラン, resutoran) oppure nomi propri stranieri (come ベン, Ben; アレクス, Alex).

I kanji non hanno un numero definito, sono migliaia. Diciamo, però, che sono circa 2200 i kanji di “uso comune”, che permettono di leggere tranquillamente un giornale. Come accennato precedentemente, un kanji di solito non ha una singola pronuncia, ma ne ha diverse. In particolare, esistono letture Cinesi, dette on’yomi, e letture Giapponesi, dette kun’yomi. Per esempio, vediamo quali sono le possibili letture del kanji sotto riportato, che significa “cane”:

on’yomi: ken kun’yomi: inu

A seconda che un kanji venga utilizzato da solo, con sillabe dello hiragana oppure con altri kanji, la pronuncia da utilizzare può variare. È utile, pertanto, conoscere le pronunce più ricorrenti per sapere

come leggere i kanji in diversi contesti.

Un altro aspetto importante riguarda l’ordine dei tratti. Infatti, i kanji (come anche i kana) vanno scritti seguendo un preciso ordine ed una precisa direzione dei tratti (dall’alto al basso, da sinistra verso destra ecc.). Seguendo le giuste regole è possibile scriverli nella maniera più semplice e corretta. Questo accorgimento sembra banale se pensiamo a kanji molto facili, come quello che indica il numero “uno”, mentre risulta vitale se pensiamo a kanji complessi, come quello che rappresenta la “tristezza, malinconia”, che ha ben 29 tratti!

uno    tristezza

Nonostante possa sembrare un’impresa ardua memorizzare 2200 kanji, va ricordato che esistono i cosiddetti “radicali”, strutture più semplici che vengono combinate insieme per formare i kanji. A loro volta, i kanji più semplici si ritrovano a formare quelli più complessi. Un esempio particolarmente evidente è riportato di seguito:

uno  due  tre

Vediamo, infatti, che il kanji che indica il numero uno viene ripetuto due volte per il numero due e tre volte per il numero tre, in maniera molto logica. Ovviamente questo non accade sempre, tuttavia è senz’altro un ausilio nello studio dei kanji.



Referenze

Genki I – An Integrated Course in Elementary Japanese.

James W. Heisig – Remembering the Kanji, Volume I. A complete course on how not to forget the meaning and writing of Japanese characters.

Pellegrino, F., Coupé, C., & Marsico, E. (2011). Across-language perspective on speech information rate. Language, 87(3), 539-558.

https://www.babbel.com/en/magazine/language-speed

https://www.japandict.com/